Nel Bronzo Finale la Lombardia orientale sembra entrare in una profonda crisi che si ripercuote sulla consistenza e sulla qualità del dato archeologico in nostro possesso. Mentre nella Lombardia Occidentale dalla Cultura di Canegrate si passa al Protogolasecca e nel Veneto il passaggio tra Cultura terramaricola e Protoveneto sembra all’insegna di una certa continuità, i non abbondanti dati del Bronzo finale mostrano una cesura e la sostanziale perdita del ruolo propulsivo che il nostro territorio aveva rivestito nei millenni precedenti, tanto che nel Cremasco l’abitato di Vidolasco mostra un’evidente influenza occidentale, mentre la necropoli di Fontanella Mantovana rimanda più all’area veneta. Gli abitati conosciuti, come quello di Casalmoro (BS) e quello di Sacca di Goito (MN), sono noti soprattutto per via di sottostrutture come fosse e pozzetti e sembrano organizzarsi per nuclei sparsi sul territorio. Nelle necropoli regna incontrastato il rito dell’incinerazione: le urne sono sepolte in fosse in nuda terra, spesso coperte da una ciotola capovolta. Tra le ceneri si rinvengono oggetti di corredo o materiali che sono rimasti sul rogo. Questa crisi che investe soprattutto il Cremonese diviene ancora più evidente nella Prima età del Ferro, quando si consolidano a occidente la Cultura di Golasecca, a oriente i Veneti con Este e Padova e nell’area alpina la complessa realtà culturale dei Reti. Nelle pianure della Lombardia Orientale, sotto la spinta della presenza degli Etruschi nel mantovano, si sviluppano centri di interscambio culturale e commerciale e vie di traffico consolidate, soprattutto di tipo fluviale. Ne fanno fede alcune necropoli come quella di Remedello Sotto e di Fontanella Mantovana, caratterizzate da particolari vasi con alto sostegno e uno sparuto gruppo di materiali sporadici: una spada ad antenne rinvenuta nell’Adda vicino a Gombito, ceramica etrusco- corinzia scoperta lungo l’Oglio, un particolare elmo conico con figure di cavalieri dal Po vicino a Cremona e una fibula a sanguisuga da Calvatone. All’inizio del IV sec. a.C. gruppi di Celti, portatori della cultura di La Tène, giungono a ondate successive in Italia settentrionale e la occupano, trasformando completamente il quadro culturale. La celtizzazione è così intensa che tracce di essa rimangono nella toponomastica e nei dialetti attuali. Per convenzione l’epoca che inizia ora e procede fino alla romanizzazione viene definita Seconda età del Ferro. Tutti gli storici antichi concordano su questa datazione, tranne Livio che colloca l’invasione del Galli nel VI secolo a.C., forse alludendo a una più antica presenza celtica. Le fonti sono concordi nell’affermare che i Celti scendono in Italia attratti dalle vie commerciali etrusche (vino e olio). Solo Mantova sembra rimanere etrusca e il territorio padano è suddiviso nelle principali tribù celtiche: in Lombardia arrivano gli Insubri a Occidente e i Cenomani a Oriente. Lo storico greco Polibio descrive i Galli come un popolo di bellicosi agricoltori insediati in piccoli abitati rurali sparsi, privi di difese. Sebbene questa descrizione non renda ragione né della cultura raffinata dell’élite aristocratica né della presenza di centri fortificati come gli oppida, descrive bene l’area del bresciano e del cremonese, costellata di piccoli centri, di cui ci rimangono soprattutto le necropoli. Questo territorio apparteneva ai Cenomani, che si sono stanziati in un’area con scarse tradizioni culturali e quindi hanno mantenuto integri i loro costumi celtici. Il rito funerario dei Cenomani è l’inumazione in posizione supina all’interno di fosse scavate nel terreno. Tombe sono documentate a Piadena sia in località Campagna che in località Costiere. In seguito alla vittoria di Clastidium (Casteggio) del 222 a.C. contro gli Insubri, i Romani intervengono direttamente nell’Italia settentrionale. È l’inizio di una lenta ma inesorabile colonizzazione che si può dire conclusa nel 49 a.C., quando viene estesa la piena cittadinanza romana a tutta la Gallia Cisalpina. Sotto Augusto la Gallia cesserà di essere provincia, sarà unita all’Italia e divisa in regiones. Questo lungo processo di assimilazione culturale è ben documentato dalla necropoli birituale della Latteria di Piadena.