Museo di Piadena

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Una delle aree più ricche di archeologia

Il percorso espositivo parte dalla sala introduttiva al territorio e alla storia delle ricerche. Attraverso una pavimentazione che riproduce la mappa del territorio e la distribuzione dei siti archeologici è possibile avere un quadro di insieme della ricchezza archeologica del Piadenese.

Nelle vetrine si possono ammirare i materiali provenienti dagli scavi effettuati nelle varie fasi di ricerca. L’area di Piadena e Calvatone mostra una particolare concentrazione di rinvenimenti archeologici databili dalla Preistoria all’Alto Medioevo, dovuti, non solamente a scoperte fortuite, ma a vere e proprie campagne di scavo organizzate da studiosi famosi e da importanti enti di ricerca.

Nella storia delle ricerche si nota il succedersi di differenti stagioni legate molto spesso al clima culturale dell’epoca.I primi studiosi che si occuparono del territorio di Piadena, negli ultimi decenni del XIX secolo, furono Pompeo Castelfranco e Mons. Antonio Parazzi,  aiutati da appassionati locali come Francesco Orefici e Giacomo Locatelli. Vennero scoperti i primi insediamenti neolitici ed effettuati i primi scavi ai Lagazzi del Vho. Nel frattempo avvenivano le prime scoperte a Calvatone nell’area dell’antica Bedriacum, descritte da don Luigi Lucchini. Agli inizi del XX secolo si datano le ricerche di Giovanni Patroni sia al Castellaro del Vho sia a Calvatone.

Dopo una lunga pausa, bisogna attendere la fine degli anni ’50 per vedere rinascere l’attenzione verso Bedriacum con gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia, diretti dal prof. Mario Mirabella Roberti (1957 - 1961). Dopo la pubblicazione dei materiali del Vho conservati al Museo di Cremona da parte di Giovanni Cremonesi e le scoperte sul territorio operate dall’appassionato Romeo Pasquali, tra il 1974 e il 1979 vengono riprese le ricerche sul neolitico del Vho da parte di Bernardino Bagolini e di Paolo Biagi con la revisione di tutti i materiali e i nuovi scavi a Campo Ceresole.

Nel 1986 per indagare in modo sistematico il sito romano, prende avvio il "progetto Calvatone" che vede la collaborazione tra la Soprintendenza, l'Università degli Studi di Milano e l’'Università degli Studi di Pavia. Sempre la Soprintendenza, in collaborazione con l’Università di Genova, riprende le ricerche ai Lagazzi del Vho (1982-1986) e nel nuovo sito di Campo Fitti. Dal 1995 si deve segnalare l’impegno dei Musei Civici di Milano nelle nuove ricerche al Castellaro del Vho. Nel frattempo si moltiplicano gli interventi di archeologia preventiva o di emergenza sul territorio legate ad opere pubbliche o private.




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