Museo di Piadena

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Un territorio ricco di archeologia

Le ricerche archeologiche tra la fine degli anni '50 e gli anni '60 del XX secolo

La nascita di un museo archeologico a Piadena fu la logica conseguenza di una serie di avvenimenti accaduti in quegli anni. Infatti fu il 1956, dopo la gloriosa stagione della fine dell’800 e degli inizi del ‘900, l’anno fatidico per la ripresa delle ricerche archeologiche nel territorio di Piadena: a San Paolo vennero trovate due tombe alla “cappuccina”, mentre a Calvatone, nelle area di Costa Sant’Andrea venne individuato un pavimento e venne anche recuperato del materiale romano. Il 14 Luglio nell’area della Latteria Sociale furono individuate le prime tre tombe della Necropoli Celto-romana della Latteria. Nel 1957 a Calvatone durante lavori agricoli emersero altri reperti archeologici; gli appassionati d’archeologia di allora, che tenevano controllato il territorio, informarono la Soprintendenza. Il Soprintendente della Lombardia, Mario Mirabella Roberti venne a ispezionare il sito, e programmò uno scavo esplorativo, che portò alla scoperta di alcuni oggetti che sono tra i più celebri del museo come la statuetta bronzea d’Iside Fortuna e il mosaico del Labirinto. Sotto lo stimolo dell’entusiasmo, gli appassionati di Piadena e di Calvatone, si attivarono per conservare in loco i materiali recuperati e il comune di Piadena diede la sua disponibilità. Gli scavi a Calvatone nell’area di Costa di Sant’ Andrea, iniziati nel 1957si conclusero nel 1961. Furono riportate complessivamente alla luce, le piante di tre edifici: la villa Grande, la casa del Labirinto, e la così detta Strada porticata (vale a dire una strada su cui si apre un portico con dei vani). Tra il 1957 e il 1964, vennero effettuate varie altre scoperte  (necropoli tardo -romana delle Crocette di Sorbara, tre pozzi romani e la tomba longobarda di San Paolo. Nel 1960 Romeo Pasquali ricominciò le ricerche in ambito preistorico, scavando un pozzetto neolitico, seguito due anni dopo da Vincenzo Fusco.

Gli anni '70

Con l’intervento di Bernardino Bagolini e di Paolo Biagi il territorio del Vho di Piadena divenne teatro di una nuova stagione di importanti ricerche in ambito preistorico. Infatti dal 1974 al 1979 si collocano gli scavi al campo Ceresole, di importanza fondamentale per la definizione culturale del Gruppo del Vho, una delle culture del Neolitico Antico. Questo scavo arricchì il Museo degli importanti reperti neolitici che lo rendono famoso nel mondo, tra i quali spicca la celebre venere bicefala.Nel 1978 si recuperò la Stele romana da Tornata, mentre nel 1980 Lynn Pitcher della Soprintendenza diresse gli scavi di una Tomba romana ad Incinerazione in zona San Paolo con ricco corredo. Mentre nel 1982 Laura Simone della Soprintendenza e Santo Tiné dell’Università di Genova iniziarono le ricerche nella palafitta dei Lagazzi. In quegli anni nacque lo I.A.S., cioè l’Istituto d’Archeologia Sperimentale con sede nella cascina in San Lorenzo di Vho di Piadena, che fece la prima sperimentazione, di una ricostruzione di una capanna neolitica, costruita sopra un pozzetto di captazione delle acque.


Gli anni '80 e '90

Nel 1982 con i lavori per la costruzione della tangenziale Nord iniziarono gli scavi, che durarono fino al 1984, dell’abitato ligneo altomedioevale del Dosso Castello. Gli scavi vennero diretti da Lynn Pitcher, Andrea Breda e Gianpietro Brogiolo. Nel 1984 venne rinvenuta e parzialmente scavata una necropoli celtica al Campo Costiere, da cui proviene la tomba di guerriero che costituisce uno dei complessi più antichi della Cultura La Tène. Nel 1987 fu il turno degli scavi di Laura Simone e Santo Tinè al campo Fitti, un insediamento del Bronzo Antico, caratterizzato da pozzetti simili a quelli dei villaggi neolitici. Sempre quell’anno ricominciarono le indagini nell’area di Costa Sant’Andrea, l’antica Bedriacum, che videro per la prima volta, accanto alla Soprintendenza, la partecipazione dell’Università degli Studi di Milano, con Gemma Sena Chiesa. Da allora la presenza dell’Università di Milano è stato un elemento costante nel panorama delle ricerche sul territorio.Dal 1994 al 1999 Patrizia Frontini, Conservatore delle Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche del Comune di Milano, ha invece ripreso le ricerche nel sito del Bronzo Medio del Castellaro di Vho di Piadena.




Le piroghe

Il fiume Oglio, nel tratto che va da Castelfranco a San Paolo, ha restituito cinque piroghe monossili, cioè ricavate da un unico tronco di legno.La prima barca venne individuata il 1 Agosto del 1979 dal Gruppu di Ricerca, ma venne poi recuperata dal Museo di Asola assieme a quella emersa a Carzeghetto.In località Castelfranco il 6 agosto del 1984 venne ritrovata una terza piroga, venne disegnata e fotografata ma il giorno dopo una piena improvvisa se la portò via, così successe per quella di San Paolo, qualche anno dopo, e in questo caso non si riuscì nemmeno a disegnarla.


Le ricerche più recenti

Nel 2008 con la riqualificazione di Piazza Garibaldi si è verificata l’occasione di avviare ricerche archeologiche nell’area dove sorgeva la primitiva pieve di Piadena, della quale, sebbene i documenti di archivio e talune evidenze architettoniche concorressero nell’indicarne il posizionamento, nulla si sapeva riguardo la consistenza dei resti, le caratteristiche dell’edificio e le vicende architettoniche, se non attraverso alcune scarne descrizioni. Le nuove indagini hanno offerto numerosi dati circa l’antica pieve e soprattutto hanno evidenziato - e ciò costituisce una novità evidente - la presenza di ben due differenti edifici religiosi che si sono susseguiti nel tempo.

 




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